Quando si introduce il binomio scuola e privacy, la mente corre subito alle recite scolastiche ed alle decine di foto che vengono fatte agli studenti da ogni singolo parente. Quindi sorge spontanea la domanda: qual’è il corretto comportamento da avere in caso di riprese fotografiche o video?
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A questa delicata domanda ha risposto sul proprio sito internet il Garante della Privacy con una FAQ, acronimo di Frequently Asked Questions (“domande poste frequentemente”).
Durante le recite scolastiche, o in casi simili, le immagini dei minori vengono raccolte per fini personali e sono destinate ad un ambito familiare o tutt’al più amicale. È necessario tuttavia prestare attenzione all’eventuale pubblicazione delle suddette immagini nei social o su internet, facendole diventare di pubblico dominio. Per pubblicarle è indispensabile ottenere il consenso dei genitori o di chi ne ha le veci. Se al contrario di essere apparire su internet immagini di minori, senza il consenso degli esercenti della potestà genitoriale, tale atto risulterebbe un violazione della privacy e pertanto punibile con sanzioni sia disciplinari che pecuniarie.
Quindi va sempre tenuto a mente che le riprese che ritraggono minori non possono mai essere rese pubbliche in assenza dell’espressa autorizzazione di entrambi i genitori, anche se separati.
Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali dal 19 giugno 2012 al 28 luglio 2020, ha dichiarato che oggi, nella cosiddetta “era di Internet” e in presenza di nuove forme di comunicazione e condivisione, è divenuto fondamentale, anche quando si parla di scuola, riaffermare quotidianamente, alcuni importanti principi su cui si fonda la società civile, ovvero la riservatezza e la dignità della persona. Queste devono essere considerati elementi cardini della formazione di ogni cittadino. Soro, nel opuscolo rivolto alle scuole dal titolo: “La scuola a prova di privacy”, ha spiegato come trattare correttamente i dati personali degli alunni, concentrandosi in maniera particolare su quelli definiti “sensibili” (ad esempio le condizioni di salute o la religione adottata), quali direttive adottare per immettere dati sul sito della scuola o, semplicemente per comunicare alle famiglie. Ed ancora quale è l’utilizzo più consono e corretto di tablet e smartphone nelle aule scolastiche e quali accortezze adottare per i dati degli allievi con disturbi di apprendimento.
Nel manuale vi sono anche indicazione per prevenire atti di cyberbullismo o episodi simili capaci di segnare negativamente la vita dei ragazzi.
Esso si articola in cinque capitoli di breve lunghezza, intitolati: Regole generali, Vita dello studente, Mondo connesso e nuove tecnologie, Pubblicazione online e Videosorveglianza e altri casi. Questi capitoli riportano direttive ed esempi. La suddetta guida contiene anche due sezioni definire es Soro “di servizio”: Parole chiave e Appendice – per approfondire, che si dovrebbero utilizzare per comprendere in maniera migliore la terminologia ed avere sempre sott’occhio un sintetico quadro giuridico di riferimento.
L’opuscolo viene inviato in formato digitale a tutte le scuole sia pubbliche che private e potrà anche essere chiesto in formato cartaceo, al seguente indirizzo email: ufficiostampa@garanteprivacy.it e può essere direttamente scaricato dal sito www.garanteprivacy.it.
Chi è il Garante della Privacy?
Il Garante della Privacy (anche noto come Garante della protezione dei dati personali) è un’autorità amministrativa indipendente con l’obiettivo di tutelare il trattamento dei dati personali, al fine di garantire il rispetto della dignità della persona. Tale organo è composto da un totale di quattro membri, che vengono eletti dal Parlamento e che restano in carica per un massimo di 7 anni.
Come fare se si è vittime di una violazione della privacy o una violazione dei diritti della persona?
Innanzi tutto, ancora prima di contattare il Garante, si deve presentare istanza al responsabile o al titolare del trattamento dei nostri dati. Se trascorrono 30 giorni dall’invio senza ottenere risposta o se questa non risulta soddisfacente ci si può rivolgere al Garante.
L’importanza delle recite scolastiche
Le recite scolastiche sono ormai una tradizione del sistema scolastico italiano, soprattutto a Natale e a fine anno, ma possono essere realizzate anche in altre occasioni, come: la festa della mamma o anche la Giornata della Memoria. In particolare sono gli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria che vi si cimentano, ma vi sono alcuni esempi anche alle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Le recite, pur non essendo delle attività innovative, riescono a rafforzare l’appartenenza al gruppo. Si tratta di un’attività inclusiva, emozionante e coinvolgente; sfida i bambini a studiare più di quanto farebbero normalmente: esercitando memoria e coordinazione.
La preparazione alla recita potrebbe diventare anche un’occasione di cooperazione, ad esempio, chi ha già imparato la parte può aiutare chi non ha ancora imparato la sua. Gli studenti apprendono anche a finalizzare gli apprendimenti ad un progetto, che non è rivolto all’insegnante e alla propria classe, ma a soggetti esterni. La recita scolastica è anche un “compito di realtà” perfetto. Si potrebbe dimostrare molto utile anche per imparare una lingua straniera, parlando più frequentemente del normale, attraverso la realizzazione di recite e storytelling nell’idioma scelto, ad esempio l’inglese.
Per storytelling si intende la rappresentazione di una storia ed è sicuramente più semplice che mettere in scena una recita.
Gli alunni possono partecipare con entusiasmo e quindi è un bene renderli partecipi, ma ci possono essere casi di bambini e ragazzi che affrontano queste attività solo con ansia. Un’intervista sul magazine “DonnaD”, incoraggia i genitori a parlare anticipatamente con gli insegnanti nel caso in cui dovessero notare dei segnali di disagio nei propri figli, in modo da trovare la soluzione più adatta.