Bullismo a scuola: come si manifesta e quando denunciare

Con il termine bullismo viene definito un fenomeno contraddistinto da prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.

Questi comportamenti aggressivi per essere definiti atti di bullismo devono essere intenzionali, ripetuti nel tempo e visibili tra persone in una posizione di potere diversa dal punto di vista emotivo e fisico. 

Per approfondire

Seminario Gratuito Online – Bullismo e Cyberbullismo: conoscerli per contrastarli

A scuola tale fenomeno risulta ancora più complesso, dato il teatro di queste manifestazioni e l’età di bulli e vittime.

All’interno del contesto scolastico si assiste purtroppo soprattutto a bullismo di tipo emotivo e legato a pregiudizi di natura omofobica. Il bullismo emotivo, o psicologico, si attua ad esempio con la diffusione di pettegolezzi (vero o falsi, fa poca differenza), che portano all’isolamento della vittima, alla sua scarsa autostima o addirittura al nascere di un senso di vergogna. 

Il bullismo omofobico invece riguarda quegli studenti che non riescono a conformarsi con la dicotomia maschio/femmina etero imposta dalla società. Alunni gay, lesbiche, transgender sono più a rischio di essere bersagli di comportamenti violenti, rispetto ad altre categorie sociali. 

A scuola si registrano anche atti di bullismo verbale e femminile. 

Le cause del bullismo

Ricercatori e studiosi hanno individuato una serie di fattori a monte di questi comportamenti: le abilità cognitive, quelle affettive, i fattori ambientali, le componenti generiche e le caratteristiche individuali

La ricercatrice Ersilia Menesini pone l’accento sull’importanza della figura dell’insegnante, dato che quando la relazione tra studente ed insegnante risulta insoddisfacente e la percezione reciproca è quella di non accettazione,  si nita  una maggiore incidenza di atti di bullismo nelle classi.

Infine lo stesso bullo può nascondere di aver subito traumi o di provare disagi, può avere addirittura paura del rifiuto; tutte emozioni che nasconde con la rabbia, la prepotenza e la prevaricazione. 

Cosa fare se si è vittime di bullismo

Quando si è vittime di bullismo a scuola si può agire immediatamente per risolvere il problema il prima possibile; innanzi tutto è necessario prendertare immediatamente una denuncia alla scuola e chiedere aiuto sia agli insegnanti che ai genitori.

È importante non rispondere alle provocazioni del bullo ed esercitare la cosiddetta “assertvità“, non colpevolizzandosi per il comportamento prevaricatore subito.

L’istituto scolastico stesso è tenuto a mandare un messaggio di presenza alle vittime di bullismo, queste infatti non devono sentirsi sole e non tutelate. 

Inoltre è possibile rivolgersi alla linea di ascolto gratuita 19696, attiva tutto il giorno e creata del Telefono Azzurro in collaborazione con il MIUR.

Quando è possibile denunciare?

Un’ultima opzione è rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine, anche se il bullismo in sé per sé non è considerato un reato nell’ordinamento giuridico italiano. Tuttavia lo sono i comportamenti ad esso correlati come: la minaccia, la prevaricazione, le lesioni, la molestia e lo stalking.

La Direttiva Ministeriale n. 16 del 5 febbraio 2007 contiene le “Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo”.

Il Cyberbullismo 

Un fenomeno legato al bullismo è il cosiddetto cyberbullismo, che si esemplifica attraverso l’uso dei moderni dispositivi elettronici(sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate).

Le azioni sono sempre sia aggressive che intenzionali, svolte da una o più persone al fine di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.

La Legge 29 maggio 2017, n. 71 contiene le Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.

Importante è anche la Direttiva Ministeriale del 15 marzo 2007 che descrive le “Linee di indirizzo utilizzo telefoni cellulari”.

Confronto tra bullismo e Cyberbullismo

Il sito del MIUR dedica una pagina ad entrambe le problematiche, ponendo in evidenza anche un confronto tra le due.

La prima differenza fondamentale è l’identikit del bullo.

In caso di bullismo scolastico, il bullo è uno studente, un compagno di classe o di Istituto, che la vittima quindi conosce e, solitamente, è un bambino/ragazzo dalla forte personalità, capace di imporre il proprio volere/potere. La stessa cosa non si può dire sui cyberbulli, questi possono infatti rimanere anonimi, dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone può nascondersi chiunque, anche chi è una vittima nel mondo reale. 

Il bullo/studente tende tendenza a sottrarsi alla propria responsabilità, tentando di fare passare gli atti di prevaricazione e di prepotenza su un piano scherzoso. Il cyberbullo, al contrario, non ha ripercussioni perché le conseguenze delle sue azioni vengono attribuite al profilo usato in rete, il più delle volte falso. 

Le azioni di bullismo sono delimitate all’ambiente scolastico, o comunque alla comunità più ampia che lo circonda e di cui è composto, ma rimane comunque un ambiente circoscritto. Nel caso del Cyberbullismo invece il materiale, caratterizzato per lo più da calunnie e minacce, può essere diffuso in tutto il mondo. Inoltre non c’è uno stop a questi atti, perché in utente non è delimitato dall’orario scolastico o dal tragitto casa-scuola e viceversa.

Leggi anche:

Il fenomeno del bullismo: Aspetti sociali e psicologici

di Jessica Mariani