Studenti e conoscenze di base: il rapporto Ocse-Pisa del 2018

Grazie alle prove Invalsi sostenute dagli alunni negli ultimi anni e dall’ultimo rapporto Ocse-Pisa del 2018 è stato possibile delineare un quadro assai preoccupante: uno studente su quattro ha difficoltà con le conoscenze di base della letteratura e della comprensione del testo; il 51% degli alunni invece risulta deficitario nelle conoscenze basilari della matematica e questo dato aumenta drasticamente al sud, dove si raggiunge il 70%.

Alle scuole primarie i risultati sono ancora buoni per poi peggiorare in maniera esponenziale alle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Per approfondire:

DSA, BES e Mondo Scuola: i migliori corsi gratuiti con attestato

L’opinione di Roberto Ricci, presidente degli INVALSI

Il presidente degli INVALSI, Roberto Ricci, ha dichiarato in un’intervista del 2021, tenendo conto del delicato momento storico che stiamo vivendo, che la scuola necessiti di un’attenzione particolare da parte dell’intera società. Pertanto il compito principale degli INVALSI è quello di fornire dati, informazioni e strumenti a tutto tondo in grado di aiutare il sistema scolastico in tutte le sue articolazioni ad assumere quelle decisioni che aiutano a garantire agli studenti livelli di apprendimento migliori e più adeguati, rispetto alle sfide che ci attendono per consentire una crescita generale della società, come afferma lo stesso Ricci “a tutto tondo”. Quindi concentrandosi non solo sugli apprendimenti in senso stretto del termine ma su tutto ciò che riguarda il mondo della scuola.

Una frase celebre di Roberto Ricci è: “la scuola è una responsabilità collettiva, non solo politica”. Con queste parole intente dire che è necessario farci carico della nostra scuola, ogni nostra azione quotidiana deve andare nella direzione di riconoscere alla scuola il suo ruolo (in questo senso siamo “responsabili”).

Nel momento in cui come cittadini, ma anche come genitori e studenti, sottovalutiamo questo aspetto fondamentale, si fa un danno alla scuola e quindi anche a noi stessi. Riuscire a prendere sul serio il ruolo delle istituzioni scolastiche vuol dire aiutarle a raggiungere gli obiettivi che si propongono. Creare un senso di appartenenza rispetto alla scuola è fondamentale, quindi magari quando, molto spesso, la riduciamo, anche nel nostro modo di pensare, a un fenomeno marginale, stiamo facendo un grosso danno alla nostra società.

Fondazione Agnelli: focus sulla scuola secondaria di primo grado

La Fondazione Agnelli è nata nel 1966 per volere del senatore Giovanni Agnelli, da cui prende il nome, con lo scopo iniziale di contribuire alla conoscenza ed alla diffusione di tutto ciò che potesse migliorare il nostro paese; mentre negli ultimi 15 anni il focus è esclusivamente sulla scuola.

Barbara Romano della Fondazione Agnelli si è concentrata sulla scuola secondaria di primo grado, la cosiddetta “scuola media”, perché è un tassello fondamentale del nostro percorso di istruzione, interessando difatti studenti che attraversano il passaggio delicato dall’infanzia all’adolescenza. La scuola media è particolarmente cruciale anche perchè è l’ultimo grado di scuola in cui si può dare una chance a tutti gli studenti, di tutte le estrazioni sociali e aree del paese, per poter acquisire quel grado di apprendimento e quella consapevolezza delle proprie abilità/competenze che consentiranno loro di poter poi fare la scelta più adeguata di proseguimento agli studi. Si tratta quindi di un grado di scuola in cui dovrebbe essere possibile recuperare gli apprendimenti che eventualmente non sono stati adeguatamente sviluppati in precedenza ed arrivare a fare delle scelte adeguate, consapevoli per le scuole superiori di secondo grado.

Barbara Romano ha affermato che a livello internazionale gli apprendimenti gli studenti italiani sono su livelli decisamente buoni, al di sopra della media internazionale nella scuola primaria; quando però si arriva alla scuola media gli apprendimenti calano rispetto a quella che sarebbe la performance attesa. Da ciò possiamo dedurre che nella scuola primaria c’è un insegnamento che riesce a reggere il livello internazionale, al contrario di ciò che avviene nella scuola secondaria di primo grado. Questo è ciò che emerge da un’indagine dei dati di TEAMS, che rileva gli apprendimenti in matematica e scienze ( lo scarto tra i due gradi di istruzione è di ben 18 punti). Mentre per analizzare più approfonditamente i divari esistenti, la Fondazione Agnelli ha utilizzato come strumento le prove INVALSI, ovvero i dati del sistema nazionale di rilevazione, che tutti gli anni vengono somministrate agli studenti di seconda, quinta primaria, terza media, seconda e quinta superiore. Quello che i dati INVALSI consentono di fare è di osservare esattamente lo stesso studente per il percorso che fa nel tempo, riuscendo così ad agganciare il risultato della quinta elementare con i risultati ottenuti dagli stessi alunni nell’ultimo anno della scuola media. Ciò che si è osservato è che i divari, già evidenziati dieci anni fa, in molti casi si sono ulteriormente acuiti. Nel dettaglio i divari di apprendimenti in matematica, causati, nella maggior parte dei casi dal divario socioeconomico della famiglia ed anche dal titolo di studio più elevato di uno dei genitori. Tale disparità si presenta già nella primaria in maniera contenuta, una volta raggiunte le scuole medie però si arriva ad un distacco tra uno studente, figlio di genitori laureati, rispetto ad un suo compagno di classe, figlio di genitori con titolo elementare, di una media di 46 punti (questi punti tradotti in anni di scuola corrispondono a circa 3 anni).

Inoltre è molto alta la percentuale di insegnanti che insegnano in una classe ma nell’anno successivo non prestano più servizio nella stessa scuola. Nella scuola media questa percentuale è la più alta di tutti i gradi di istruzione, raggiungendo circa il 33% di insegnanti che l’anno successivo non insegnano più nella stessa classe dell’anno precedente. Questa questione è così rilevante perché alle scuole medie troviamo come studenti, ragazzi in un’età delicata, sarebbe quindi utile garantire loro un supporto di figure adulte il più possibile stabili e preparate dal punto di vista pedagogico.

Leggi anche:

Abbandono universitario: un fenomeno molto diffuso

di Jessica Mariani