Scuola: il caso delle “maestre bulle” su WhatsApp

Il caso avvenuto presso l’Istituto scolastico di un comune lombardo continua a creare molto scalpore: è stata richiesta l’archiviazione del caso riguardo un bambino di 8 anni che ha subito comportamenti discriminanti da parte delle maestre. La causa è stata mandata avanti dalla madre del bambino nonché collega delle maestre prese sotto accusa.  

Il caso delle “maestre bulle”: cosa è accaduto?

Il bambino aveva connesso il proprio profilo Whats App a uno dei dispositivi mobili presenti nell’Istituto non effettuando, di seguito, il log out. Sul medesimo erano presenti chat contenenti  foto, messaggi intimidatori e insulti nei confronti del bambino di otto anni da parte delle maestre. Dai racconti della madre, sulle chat ci sono foto del figlio mentre riceveva la punizione e racconta che il bambino veniva frequentemente lasciato fuori dalla classe in assenza di reale motivo.  La madre del bambino, venuta a conoscenza del fatto in modo del tutto causale, ha ritenuto opportuno muovere un’accusa in favore delle 3 maestre coinvolte. Le docenti hanno ricevuto una temporanea sospensione a seguito della violazione di alcuni dei principi scolastici emanati nella Direttiva Ministeriale del 15 Marzo del 2007 come il  divieto di utilizzo di dispositivi oltre le finalità didattiche e il divieto di utilizzare foto senza previa autorizzazione. Dopo questo temporaneo allontanamento dall’Istituto scolastico, le docenti sono rientrate in pieno servizio con l’inizio del nuovo anno scolastico.

Il caso delle “maestre bulle”: le conseguenze.

La Procura, anche in relazione alla Direttiva Ministeriale del 15 Marzo del 2007 firmata dal Ministro dell’Istruzione Fioroni 15 anni fa,  ha richiesto l’archiviazione del caso affermando che, sebbene il dispositivo contenesse informazioni personali, il suo utilizzo deve avvenire esclusivamente ai fini didattici. La risposta della Procura non ha fermato il bisogno di giustizia della madre che, triste e delusa dell’esito, non si è arresa. La madre/maestra del bambino si è opposta  alla richiesta di archiviazione e oggi è indagata con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico e violazione delle corrispondenza.

Il bambino oggi è sostenuto psicologicamente da una figura professionale mentre rimane vivida la preoccupazione da parte di tutti i genitori che hanno richiesto l’adozione di misure efficaci a tutela dei figli.

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