Istruzione italiana e situazione demografica: brusco calo delle iscrizioni

Il panorama dell’istruzione italiana sta subendo un cambiamento radicale a causa del calo demografico.

Nel prossimo anno scolastico, il 2023-2024, ci sarà una diminuzione di circa 130.000 studenti, che comporterà la chiusura di circa 5.000 classi.

Secondo un articolo del Messaggero, questa tendenza, che era iniziata nelle scuole dell’infanzia e primarie, sta ora coinvolgendo anche le scuole superiori, cambiando sostanzialmente l’aspetto dell’istruzione.

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Le statistiche mostrano una costante diminuzione del numero di studenti a partire dal 2015-2016, con una riduzione di 20.000 alunni, seguita da un ulteriore calo di 75.000 studenti nel 2018-2019. Nell’anno scolastico 2021-2022 si è registrato un record con una diminuzione di 100.000 studenti, superato tristemente quest’anno con una riduzione di 130.000 studenti. Questo fenomeno sta avendo un impatto significativo sulle strutture scolastiche, che si trovano ad affrontare aule vuote e un surplus di docenti.

Anche le scuole superiori non sono risparmiate dalla riduzione delle iscrizioni. In particolare, i licei classici e gli istituti professionali hanno registrato una diminuzione delle iscrizioni nel 2023-2024 rispetto all’anno precedente. Ciò ha comportato una riduzione del numero di classi in molte scuole, con docenti e personale non docente costretti a essere trasferiti altrove.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha assicurato che non ci saranno tagli di personale a livello nazionale, ma si prevedono forti flussi di mobilità. Secondo l’ultimo rapporto della Cisl Scuola sugli esuberi, il numero di docenti in esubero è in costante aumento, con picchi negli anni 2017-2018 e 2022-2023. Nonostante le assicurazioni del governo, le scuole si trovano ad affrontare un’incertezza crescente, cercando di adattarsi a questa crisi demografica in continua crescita.

Possibili cause

Il calo demografico che sta influenzando il panorama scolastico italiano può essere attribuito a diverse cause.

Alcuni dei fattori principali sono: i bassi tassi di natalità, ciò significa che ci sono meno bambini che entrano nel sistema scolastico, e l’emigrazione, in quanto molti giovani italiani scelgono di trasferirsi all’estero in cerca di opportunità di lavoro migliori, generando così un impatto significativo sul numero di studenti iscritti nelle scuole italiane.

A queste due cause vanno aggiunte l’invecchiamento della popolazione e la riduzione delle famiglie numerose. 

Il primo va ad intaccare sull’insegnamento in quanto comporta un numero inferiore di famiglie con bambini in età scolare, il che influisce sul numero di iscrizioni alle scuole.

La seconda indica un maggior numero, rispetto ad un recente passato, di famiglie più piccole e quindi a una diminuzione del numero complessivo di studenti.

Infine vanno considerate anche le migrazioni interne, in quanto In ci sono stati spostamenti delle popolazioni da aree rurali a aree urbane o da regioni meno popolose a quelle più densamente abitate. Questo ha determinato negli una riduzione del numero di studenti in determinate aree geografiche.

Tutti questi fattori combinati hanno contribuito al calo demografico che sta influenzando la scuola italiana, dall’infanzia alle scuole superiori. Le scuole devono adattarsi a questa nuova realtà demografica, affrontando la sfida di gestire aule vuote e ridimensionare le risorse in modo adeguato.

Calo demografico ed istruzione

Queste problematiche sono state anche evidenziate in un articolo di una delle testate giornalistiche più note d’Italia: “ll Sole 24 ore“. Il redattore Claudio Ducci rende evidente quanto il calo demografico registrato negli ultimi anni stia incidenti in maniera negativa sull’istruzione.

I dati indicano che negli ultimi anni sono state chiuse oltre 2.600 scuole dell’infanzia e primarie in Italia, e si prevede che altre 1.200 chiuderanno nei prossimi cinque anni, sia scuole statali che paritarie.

L’emorragia di iscritti ha colpito soprattutto al Sud, dove due terzi delle scuole chiuse si trovavano. I piccoli centri, soprattutto nelle aree montane, sono quelli che hanno subito le conseguenze più gravi, perdendo un importante centro di aggregazione comunitaria e di relazioni educative.

Questa diminuzione del numero di scuole non riguarda solo le scuole private, ma anche quelle statali. Negli ultimi dieci anni, lo Stato ha chiuso 1.176 scuole, di cui 450 dell’infanzia e 726 primarie, distribuite in tutte le regioni del paese.

Le conseguenze di questa tendenza demografica si ripercuotono su tutti i livelli scolastici. Secondo i dati, nei prossimi dieci anni si prevede una perdita di 500.000 studenti nelle scuole superiori, quasi 300.000 nelle scuole medie, circa 400.000 nelle scuole primarie e oltre 156.000 nelle scuole dell’infanzia. Ciò comporterebbe anche una riduzione significativa del numero di insegnanti impiegati.

Possibili soluzioni

Per affrontare questa sfida, sono state avanzate alcune proposte. Una di queste riguarda la revisione dei criteri di formazione delle classi e degli organici scolastici. Inoltre, si suggerisce l’implementazione di politiche demografiche stabili, in particolare a sostegno delle famiglie. È importante anche sviluppare un sistema completo e integrato per l’infanzia, migliorare la gestione del tempo e rivedere i parametri per la costituzione delle classi, tenendo conto del cambiamento demografico avvenuto negli ultimi quindici anni.

Un’altra soluzione potrebbe essere quella di esplorare opportunità di apprendimento online. Se infatti si considera l’impatto della tecnologia sull’istruzione, il sistema scolastico potrebbe adottare l’utilizzo di piattaforme di apprendimento online per offrire corsi e programmi educativi a distanza. Questo potrebbe ampliare l’accesso all’istruzione e attrarre studenti che preferiscono modalità di apprendimento flessibili.

In sintesi, il sistema scolastico italiano si trova ad affrontare una sfida importante a causa del calo demografico. È necessario adottare misure tempestive e strategie a lungo termine per gestire l’effetto di questa tendenza e garantire un’istruzione di qualità nonostante la diminuzione delle iscrizioni.

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