Con il termine “educazione digitale” si indica l’insegnamento e la promozione di un comportamento consapevole e responsabili degli utenti del web, tale da permettere di sfruttare le potenzialità della rete e di tutta la tecnologia.
Un’adeguata educazione digitale permetterebbe agli studenti di diventare cittadini attivi, critici e consci. Consentirebbe loro di divenire soggetti più competitivi nella nostra attuale società, basata sull’informazione e sulla conoscenza.
Il professor Rodolfo Marchisio consiglia ai genitori e agli adulti di aggiornarsi perché il digitale, i suoi strumenti ed il loro impatto sui ragazzi cambia molto velocemente, ma i ruoli fondamentali sono sempre quelli tradizionali. I genitori debbono essere esempi coerenti, ad esempio un genitore bullo in automobile non può fare prediche sul bullismo, o ancora un docente autoritario e non trasparente non può predicare la democrazia che non sta testimoniando con il suo comportamento, questo vale anche per l’uso dello smartphone da parte degli adulti.
A tal proposito il professor Marchisio consiglia di: essere presenti il più possibile, esserci al bisogno, condividere gli ambienti e gli strumenti con cui i ragazzi si rapportano, farne argomento comune di conversazione, senza essere invadenti, aiutarli ad essere informati, attenti, critici anche in quel mondo che presumono di conoscere.
Fra le fratture digitali emerse con il Covid19 c’è anche la diversa competenza dei genitori, più o meno istruiti, più o meno benestanti, dei docenti a un 30% di competenti dal punto di vista tecnologico all’inizio, al 70% dopo il primo anno di DaD, e la constatazione che i ragazzi, presunti “nativi digitali”, come li definisce Marchisio, spesso non ne sanno più di noi (solo 1 su 3).
Abbiamo tutti, adulti e ragazzi, ruoli, competenze e concetti di privacy diversi, allora diventa concreto il Patto Educativo, previsto anche dalla Legge sulla Educazione Civica: informarsi e formarsi insieme, cercare insieme soluzioni (siamo tutti nella stessa difficoltà), confrontarsi e collaborare, non dare doppi messaggi contraddittori scuola-famiglia e cercare risposte insieme, non uno contro l’altro. Il messaggio del professore è chiaro:
“agli adulti bisognerebbe dire: non si va lontano con la paura, neanche della rete che è un bosco da esplorare. Non rinunciare al tuo ruolo, i tuoi ragazzi ti porteranno dentro di sé per tutta la vita, insieme ai buoni insegnanti”.
Per approfondire: Didattica digitale e multimediale: cos’è e perché studiarla
Tecnologie digitali per la scuola
Le tecnologie digitali per la scuola sono ad esempio i computer, i CD, i DVD, le rete telematiche, i tablet e gli stessi smartphone. Forse lo strumento digitale più noto al momento nelle aule italiane è la LIM, la Lavagna Interattiva Multimediale, un dispositivo che consente di scrivere e disegnare utilizzando la tastiera o dei pennarelli virtuali. La LIM è collegata ad un PC, quindi è possibile condividere a tutta la classe un sito internet, un video o qualsiasi cosa che l’insegnante visualizzi sullo schermo del suo computer. Attraverso questa lavagna interattiva è quindi possibile sia utilizzare qualsiasi software scolastico che accedere alla rete Internet.
Per approfondire: PEKIT LIM – CERTIFICAZIONE MIUR
L’opinione degli psicologici
Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, ha affermato in un’intervista su www.sienanews.it che è diventato necessario iniziare a formare gli alunni ad una corretta educazione digitale, addirittura fin dalla scuola primaria, dato che proprio il digitale è diventato parte della quotidianità stessa sia dei bambini che dei ragazzi. È fondamentale quindi che non appena uno di questi bambini o ragazzi ha a disposizione un dispositivo tecnologico, gli sia data la possibilità di poterlo utilizzare in autonomia, spiegandogli come funzione e le eventuali regole di comportamento.
La dott.ssa Gulino aggiunge anche un dato alquanto allarmante, in quanto, afferma che alcuni studi svolti all’estero hanno dimostrato che, utilizzare i media la sera, riduce di un’ora il riposo dei bambini fin dai dieci anni, influenzando negativamente la durata e la qualità del sonno, essenziali per il benessere fisico e psicologico. Dati che vengono confermati anche in Italia, come afferma la stessa dottoressa:
“Un fenomeno che purtroppo rileviamo anche tra tanti nostri assistiti o che ci viene riportato dalle famiglie”.
Questo perché oramai gli smartphone, hanno rimpiazzato le favore, ma gli schemi sono luminosi e permettono di accedere a contenuti più interattivi, capaci di riattivare continuamente l’attenzione, impedendoci di innescare il naturale processo verso la prima fase del sonno, ovvero l’addormentamento. Una problematica che secondo la dottoressa Gulino non può essere trascurata.
Bambini, adolescenti e post emergenza Coronavirus
La dottoressa ha inoltre rilasciato un’intervista in collaborazione con Unicoop Firenze dal titolo “Il tempo dei bambini nel post emergenza Coronavirus”, la cui tematica principale è l’essere bambini ai tempi dell’ormai famoso virus. La Gulino asserisce che i bambini ed anche gli adolescenti sono stati dei soggetti molto penalizzati dai frequenti lockdown. Sappiamo, infatti, quanto i bambini e ragazzi hanno bisogno delle relazioni, delle loro amicizie e rimanere chiusi nel perimetro della propria casa ha sicuramente ridotto le loro attività social. I genitori, gli insegnanti e persino gli psicologi si dichiarano infatti preoccupati, in quanto probabilmente, afferma la dott. ssa Gulino, ci saranno delle conseguenze da questo stress subito.
I bambini hanno necessità di stare con i loro pari, ma quasi certamente hanno anche imparato delle cose dal periodo di emergenza sanitaria: i genitori che sono riusciti a gestire i bambini dentro casa hanno insegnato ai loro figli che anche davanti a una crisi così grave si può essere più forti e rispettando le regole si può fare un bel lavoro di squadra insieme.
Per approfondire: Cittadinanza digitale: diritti, doveri e nuove sfide
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